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(Bel)Pietro contro (Di)Pietro

Vivo in un paese stupendo. Le sale parto dei nostri ospedali sono sempre più simili alle gabbie dell’ UFC dove i medici si prendono a pugni e tibiate per imporsi, i lavoratori giacciono sotto terra come minatori cileni (ma nessuno si preoccupa di andarli a salvare dal baratro in cui quotidianamente si sprofonda), la politica è fatta di festini con puttane ed appartamenti a Montecarlo: Berlinguer ed Almirante avranno consumato le loro bare a forza di rivoltarcisi dentro.

Berlusconi si presenta in parlamento, a chiedere fiducia e prove di lealtà, alla stregua di un comune mortale che il sabato si reca in autosalone per acquistare una station wagon usata, e pretende dal venditore che la stessa sia pari al nuovo.

Raggelante: se davvero la strategia del PDL è quella di accaparrarsi ed acquistare il favore dei deputati con lauti compensi, sarà facile comprendere come il dibattito politico sia ormai diventato un inutile orpello di cui disfarsi alla svelta.

Da anni non credo più alle sciocchezze che vengono giù dagli scanni di Montecitorio, anche se il pathos e le qualità interpretative di taluni sono visibilmente migliorate.

L’attacco di Di Pietro (lui sì che è un duro e puro…) è sicuramente sincero e meditato, schietto e povero linguisticamente.

Prova picchi di sarcasmo che talvolta riescono a suscitare nell’ascoltatore una certa ilarità.

Il Parlamento reagisce malamente, grida e vocii degni del miglior mercato del pesce. Gli italiani assistono anestetizzati: da una politica del lavoro che assicura il lavoro per qualche mese, da una pressione fiscale sempre meno tollerabile, da una informazione preconfezionata che serve ad affermare un regime basato esclusivamente sul potere economico.

E’ in questo clima che il BelPietro, rientrando in casa, rischia “la vita” trovandosi davanti un attentatore messo in fuga dagli uomini della scorta. Va da sè dal Governo inizino a parlare di brigate rosse: personalmente non ci credo, quelle non avrebbero fatto cilecca come il nostro sprovveduto ed aspirante “attentatore”.

L’evento, increscioso, da modo ai più di esprimere una solidarietà di rito al simpatico direttore del giornale del Premier. Con quella faccia lì, avrei provato a far carriera nel cinema, piuttosto che nel teatrino dell’informazione italiana…

Ovviamente Belpietro e non Feltri: quest’ultimo non ingenera simpatia, non ha un viso che buca lo schermo e che fa dire alle signore in menopausa “che bel ragazzo!”. E l’immagine, in questa politica fatta di figa a palazzo Grazioli e donne incompetenti a quattro zampe per un posto in parlamento, è fondamentale, primaria rispetto alle competenza magari sviluppate in anni di studio e professione. O magari negli anni della militanza accanto alla gente.

So di tirarmi addosso gli strali dei più, ma nella mia mente malata, mai avara di scenografie e fiabe spaventose, l’oscuro regista della politica italiana e della comunicazione del PDL ha architettato tutto Ad Hoc per fare in modo che la lancetta della popolarità possa spostarsi verso l’alto, per tutti gli uomini vicini al premier che hanno subito un duro colpo dalle dichiarazioni di Di Pietro e dai continui sproloqui di Beppe Grillo. Servono inversioni di rotta serie e decise per potere riscrivere il peggior compleanno del Nano Folle. Non si deve più nominare il discorso di Antonio il giusto (??), bisogna solidarizzare con la controfigura di quell’attore svedese di cui sfuggono ai più nome e curriculum.

Serve un identikit approssimativo che possa farci cercare l’oscuro attentatore in tutti i rave party, o magari nel cast de “l’ultimo dei Mohicani”. E’ bastato poco per far girare la roulette a favore di un governo che stanco ed ansimante si regge ad instabili stampelle che tengono finchè si unge sapientemente la tasca dei parlamentari che un tempo alzavano il braccio per salutare alla romana. Oggi lo alzano invece per far capire che viene il loro turno, ad essere serviti: proprio come quelle volte in cui sventoliamo sotto il naso del buon pizzicagnolo il bigliettino rosa dell’elimina code ed iniziamo a chiedere crudo, formaggi e altre bontà. Magari adesso vanno più forti gli incarichi, i sottosegretariati, le presidenze di qualche agenzia governativa.

Dubito che la salvezza d’Italia passi per le parole di un magistrato vendutosi alla politica o per quelle di un nobile giullare, anche se ho l’impressione che il secondo possa riuscire nell’impresa più di quanto non possa il primo.

Ed intanto, tra i “POVERO BELPIETRO!!!”, l’oscuro regista riesce a catalizzare i tg, i giornali, i siti internet e le trasmissioni della TV di stato. E si continua a parlare (nel bene o nel male!) di quel premier.

E tutti i giornali e le TV diventano di sua proprietà, ne citano 100 volte il nome.

Tutti zitti: si son spente le luci ed è iniziato lo spettacolo. Il problema è, che non se ne vede la fine…

Informazioni su Nico S.

Nato in Germania, siciliano d'adozione, si trova a proprio agio un po' ovunque, o forse da nessuna parte. Laureato in comunicazione, mototurista per vocazione, grappler, fotoamatore di razza Nikon. Ama il buon vino, la buona cucina, i viaggi, lo sport, non necessariamente in quest'ordine. Ha collaborato con testate online, scrivendo di politica, cultura, società e turismo sulle due ruote. Non esistono sinistre o destre, esistono uomini con le loro idee: tra queste, preferisco di certo le uniche che facciano gli interessi della gente, senza distinzione di colore politico. La sinistra lo reputa un compagno, la destra un fascista: entrambe le fazioni si sbagliano, lui ovviamente se la ride... E' solo un cittadino libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino. Libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino ,libero da logiche partitiche. E' solo. Un cittadino libero da logiche partitiche. Le virgole hanno sempre un loro perché... Aperto a tutto, tranne che alla stupidità e alla superficialità.

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