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Quoque tu Renze, troti mi…

L’ingloriosa fine del leader delle Camice Verdi coincide con la fine politica del suo fondatore, trascinato nel baratro in un’inversione del principio profetico: le colpe dei figli annientano il padre. E la secessione diventa successione…

Urano è morto. Il cielo padano crolla miseramente sulla terra, Saturno ha evirato il padre che, per forza degli eventi, non ce l’ha più così duro come citava uno slogan di qualche anno fa. Mitologico. Il crollo dell’ultimo partito italiano su base ideologica è repentino ed ingloriosocome molte delle ideologie che ne hanno ispirato l’azione politica, dal giorno della fondazione a quello della sua miserabile fine.

E’ un uomo sconfitto, Umberto Bossi. Sconfitto dalle sue prime linee e dalla sua progenie, rea di aver posto davanti gli interessi personali agli interessi della comunità che, elezione dopo elezione, aveva dato loro il ruolo di leader di un popolo fenomenologicamente omogeneo, convinto sapientemente dalla dialettica tutta slogan e proclami dell’ultimo, autentico segretario della politica “gridata”, dall’alto di un palco ad un pubblico che si sfama delle roboanti parole del “capopopolo”.

Una casa ristrutturata, automobili, una laurea inesistente e comprata (e festeggiata!) con denaro pubblico: quanti inciampi concreti per chi ha provato ad inventarsi riti e simbologia inneggianti all’indipendenza, infischiandosene degli esiti della terza guerra di indipendenza. Un “non-senso” logico di vaste proporzioni: oltre centomila tesserati, più di tre milioni di preferenze alle ultime politiche (fonte), unico tra i partiti a potersi permettere di vantare la rettitudine dei propri rappresentanti presso le assemblee.

Tutto finito: è bastata una trota (o un trota) a nuotar controcorrente. Un tesoriere, Francesco Belsito, originario di Pizzo Calabro (sarà stato quello il problema?) gestisce il denaro pubblico con la stessa leggerezza con cui si gestiscono i soldi del Monopoly, con una piccola differenza: sono denari provenienti da un popolo che ormai vive e lavora per permettersi il lusso di una classe politica di parassiti.

Ma Umberto prova a difendersi: la colpa, come si evince dalle intercettazioni, è di quel losco figuro, capace nell’agone quanto un salume nella guerra al colesterolo.Renzo Bossi aveva ben intuito che quella tasca senza fondo era un tesoro da cui attingere senza preoccuparsi poi tanto di dover fornire giustificazioni. E con i diktat di Rosy Mauro (brindisina! vedi che il problema è sempre in agguato?) e la compiacenza della first lady del Carroccio Manuela Marrone, le cifre sperperate per spese personali sono lievitate. Il Senatur ovviamente grida al complottole intercettazioni sussurrano la voracità dei figli ed il colpevole disinteresse di un genitore assenteista. La moda del trovarsi coinvolti in oscuri traffici, a propria insaputa, fagocita anche Re Umberto Primo (ed ultimo) di Padania. Il disegno di uno stato federale, gli aneliti secessionisti che mancano di legittimazione storica, saranno seppelliti per sempre insieme al ricordo dell’uomo di Pontida, quello che parla al Fiume come fosse un padre e ne raccoglie le acque in un’ampolla intonando Giuseppe Verdi con voce roca e sguaiata:laddove manca la sostanza, è la forma a dare coesione ad una massa che non può riconoscere la fatuità di quello cui assiste.

Adesso l’interesse degli osservatori è rivolto al dopo-Bossi: chi prenderà le redini dei resti della Lega? Che esiti si prospettano al popolo del nord?

L’attuale triumvirato sembra aver il compito di limitare i danni in vista delle elezioni amministrative del mese prossimo. Maroni, la Dal Lago e Calderoli saranno costretti, loro malgrado, a scegliere strade diverse dopo quella scadenza elettorale.

Molteplici sono le possibilità che si possono concretizzare nell’immediato: Maroni, Castelli e, perché no, un vero triumvirato composto da Flavio Tosi, Luca Zaia e Roberto Cota.

Maroni non gode del favore della base. Magari, nel giro di un anno, sarà abile nel riciclarsi nel partito di Berlusconi, insieme a Calderoli: d’altronde chiunque può tuffarsi in quella specie di pentolone delle streghe in cui qualsiasi ingrediente è il benvenuto, non potendo inficiare il risultato finale della pozione. Ciò di cui ha bisogno l’ex ministro degli Interni per andare avanti, è un dicastero o una poltroncina a Montecitorio, magari quella al centro dell’emiciclo: risultati a portata di mano per la coalizione che probabilmente vincerà le elezioni del 2013.

Castelli potrebbe raccogliere l’eredità politica (leggi elettorale) di Bossi, con cui ha condiviso gran parte delle scelte politiche. Se avrà l’abilità di districarsi tra un passato filobossiano ed un futuro relativamente progressista, senzamai dimenticare le origini, riuscirà probabilmente a mettersi alla testa della prossima entità politica lombarda.

L’occasione più ghiotta però, è quella che si prospetta a Flavio Tosi e Luca Zaia che potrebbero incarnare la nuova stagione di politica leghista, magari limitatamente alla realtà delle Venezie: sono l’anima buona e progressista di un partito da svecchiare, in cui alcune figure andrebbero tagliate via perché incancrenite dall’avanzare dei tempi. Non c’è più spazio per le figure folkloristiche come Borghezio, Calderoli e Speroni. Ma per concretizzare questo indispensabile sogno serve la consapevolezza del popolo di una zona d’Italia autodefinitasi “Padania”, denominazione che fatichiamo a trovare nei libri di storia.

Roberto Cota, ex bossiano della prima ora, dovrebbe compiere una di quelle scelte di campo epocali per dare un taglio netto col passato ed intessere con i colleghi veneti una serie di rapporti volti a costituire un nuovo soggetto politico che non guardi più alla secessione ed alle discriminazioni.

Solo così una delle più forti entità politiche della seconda repubblica riuscirà a riprendersi dallo scandalo che ne ha decapitato i vertici.

E intanto si attendono le dimissioni di Renzo Bossi dal Consiglio Regionale Lombardo. Ma si sa, in Italia nessuno si dimette. Almeno fino alla sentenza. E poi, anche dopo…

Informazioni su Nico S.

Nato in Germania, siciliano d'adozione, si trova a proprio agio un po' ovunque, o forse da nessuna parte. Laureato in comunicazione, mototurista per vocazione, grappler, fotoamatore di razza Nikon. Ama il buon vino, la buona cucina, i viaggi, lo sport, non necessariamente in quest'ordine. Ha collaborato con testate online, scrivendo di politica, cultura, società e turismo sulle due ruote. Non esistono sinistre o destre, esistono uomini con le loro idee: tra queste, preferisco di certo le uniche che facciano gli interessi della gente, senza distinzione di colore politico. La sinistra lo reputa un compagno, la destra un fascista: entrambe le fazioni si sbagliano, lui ovviamente se la ride... E' solo un cittadino libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino. Libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino ,libero da logiche partitiche. E' solo. Un cittadino libero da logiche partitiche. Le virgole hanno sempre un loro perché... Aperto a tutto, tranne che alla stupidità e alla superficialità.

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