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Napolitano nello spogliatoio degli “azzurri” e Rajoy in tribuna: tranquilla Europa, va tutto bene

La politica, ancora una volta, usa il calcio per distogliere l’attenzione dalla drammatica situazione di un gruppo di stati, uniti esclusivamente da una sgargiante moneta in carta cotonata ma ben lontana dall’unità politica di intenti che potrebbe salvare il disegno dell’Europa del secondo dopoguerra

Europei 2012, debutto della nazionale italiana contro i campioni del mondo della Spagna. Finisce uno a uno (e chissenefrega) ma il contorno alla manifestazione polacco-ucraina è da guardare con interesse.

In tribuna, Rajoy si concede una passerella, dopo aver ottenuto una linea di credito che dovrebbe evitare il fallimento dell’intero sistema bancario iberico. E quale migliore palcoscenico, se non quello di una squadra di calcio che debutta in una competizione continentale, per tranquillizzare una Spagna già colpita dall’austerità e che fa i conti con una forte disoccupazione?

Diverso il caso per la nazionale di Prandelli: in Italia, il calcio, è da sempre l’ago della bilancia di una società civile incapace di alzare la testa per le cose che contano, ma pronta a scendere in piazza se la domenica non vanno in scena i match della giornata. Come dire “toglimi il pane dalla bocca, ma almeno lasciami Del Piero contro Ibrahimovic”. Un popolo di decerebrati, insomma. A dire il vero, qualcosa è cambiato tra gli italiani e la nazionale azzurra. Non è trascorso molto tempo dai tempi in cui i “nostri” suscitavano entusiasmi e isterismi, portavano per le strade i tifosi pronti ad inseguirsi in sbandierate e caroselli. Chi ha vissuto Italia’90, o anche gli Europei in Olanda nel 2000, avrà ben a mente cosa significhi vedere una nazione che si ferma per assistere alle prodezze di undici maglie azzurre.

Ieri non si è ravvisato lo stesso affetto attorno alla nazionale, complice forse la bella domenica assolata che ha condotto i più verso i lidi del mare.

O forse è il sintomo di una disaffezione, di un dividersi più che unirsi, del “ho troppo da fare per pensare al pallone“. E quel “troppo da fare” si chiama lavoro al centro commerciale, ripresa dal sisma in Emilia, pensare a come resistere ai continui attacchi perpetrati dallo stato nei confronti dei cittadini, sempre più ridotti al rango di contribuenti.

Con un’Italia siffatta, come pretendiamo di poterci unire sotto una bandiera?

Ma il presidente Napolitano, alla faccia del populismo (!!!) scende negli spogliatoi e si congratula con gli azzurri. Pare si sia intrattenuto particolarmente con Buffon. Cosa si siano detti è ovviamente un mistero, ma magari Re Giorgio avrà detto al Gigione “Punto su di te”. E il Gigione “No, presidente, segua il mio consiglio…scommetta su quell’altro…”.

Ironia. In questi tempi duri è l’unica cosa che non è ancora stata tassata…

Napolitano” Scommetto su di te!”
De Rossi”Grazie Dottò, ma vince chell’artro…”

Informazioni su Nico S.

Nato in Germania, siciliano d'adozione, si trova a proprio agio un po' ovunque, o forse da nessuna parte. Laureato in comunicazione, mototurista per vocazione, grappler, fotoamatore di razza Nikon. Ama il buon vino, la buona cucina, i viaggi, lo sport, non necessariamente in quest'ordine. Ha collaborato con testate online, scrivendo di politica, cultura, società e turismo sulle due ruote. Non esistono sinistre o destre, esistono uomini con le loro idee: tra queste, preferisco di certo le uniche che facciano gli interessi della gente, senza distinzione di colore politico. La sinistra lo reputa un compagno, la destra un fascista: entrambe le fazioni si sbagliano, lui ovviamente se la ride... E' solo un cittadino libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino. Libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino ,libero da logiche partitiche. E' solo. Un cittadino libero da logiche partitiche. Le virgole hanno sempre un loro perché... Aperto a tutto, tranne che alla stupidità e alla superficialità.

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