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La Germania ci va piano: linea soft sul rientro della Grecia

La Merkel tiene in piedi l’euromenzogna: dopo le minacce di Schaeuble, arriva la linea morbida della Lady di piombo di Berlino, pronta a discutere di un piano di sviluppo da proporre alla disastrata economia di Atene Forse lo hanno capito: non è possibile chiedere alla Grecia di suicidarsi in nome di una eurozona fondata sulla menzogna di una moneta inconsistente, perché espressione dell’economia eterogenea di un continente che non diverrà mai nazione.

Forse la Lady di Piombo, l’insopportabile Rottenmeier della CDU, ha capito che le minacce del ministro delle finanze Schaeuble sono assurde e non tengono conto del buco nero che il fallimento della Grecia potrebbe provocare, trascinando a fondo diversi istituti bancari teutonici.

Si comprende bene che la Grecia è fiera delle sue origini e della sua posizione: non bastano le spinte menefreghiste di Schaeuble, l’ennesimo economista che crede di poter fare la voce grossa con un paese colpevole di aver voluto aderire all’Euro non disponendo dei requisiti necessari. Come l’Italia, la Spagna, il Portogallo.

Adesso si ripensa il piano di austerità pensato per Atene, si prevede un razionale adeguamento alla realtà economica attuale del paese, gravemente coinvolto in una crisi che rischia di far collassare la moneta più finta che la storia ricordi dai tempi del Monopoly.

Si auspica un ammorbidimento complessivo nei confronti degli ellenici, che torneranno alle urne nel giugno prossimo con tante incognite da risolvere, non ultime le spinte centrifughe dall’Europa della finanza, provenienti peraltro dal pericolosissimo movimento neonazista Alba dorata.

La politica nei confronti di Atene segna un pesante dietro-front nella politica della Merkel, che accusa in pieno il pesante colpo subito dalla disfatta elettorale di domenica scorsa in Nord Rhein Westfalen. Ritratta, la cancelliera: ha compreso a proprie spese che l’austerità è di segno opposto all’indispensabile crescita economica dei paesi più svantaggiati nell’area Euro. L’imperativo categorico non è ammissibile: non tutto quello che la finanza ordina e comanda, e la politica dispone, deve essere seguito alla lettera dai paesi appartenenti all’area della moneta unica.

E’ lecito inoltre pensare che le conseguenze di un’uscita dall’Euro non siano pronosticabili con puntualità, dagli stessi geni dell’economia che promettevano benessere e prosperità per la società europea con l’avvento della moneta unica. Gli spettacoli di qualche anno fa in Argentina potrebbero riproporsi dalle nostre parti, ci si può attendere periodi di stallo economico e forte contrazione dei consumi: di certo non si può pensare ad un’Europa che riprenda a marciare a pieno regime nel breve periodo, e non facendo la corsa sulla Cina e sull’India, potenze economiche irraggiungibili, che possono beneficiare di politiche del lavoro ai limiti della schiavitù. Fare i conti senza l’oste può rivelare pesanti conseguenze di cui vediamo i prodromi: pare che ingenti capitali stiano uscendo dalle banche greche, in vista del voto di Giugno che potrebbe scrivere la parola fine sulla storia dell’Euro. I timori ci sono, e sono fondati: quotidianamente le banche elleniche pagano ai titolari dei conti correnti oltre 700 milioni di euro nei primi giorni di questa settimana. L’orlo del baratro è ad un soffio.

Bisogna trovare il coraggio di dire che l’Euro si è rivelato un pessimo affare per tutti i partecipanti: la Germania, che rimane zavorrata ai paesi con un’economia più debole; i paesi tradizionalmente deboli (Grecia, Portogallo, Italia e Spagna) le cui popolazioni sono costrette a sacrifici ingenti per soddisfare i bisogni della classe dirigente.

L’Europa ha fallito  perché concepita esclusivamente come unione  monetaria, non tenendo in adeguato conto le istanze legittime che la storia dei popoli può reclamare.

Informazioni su Nico S.

Nato in Germania, siciliano d'adozione, si trova a proprio agio un po' ovunque, o forse da nessuna parte. Laureato in comunicazione, mototurista per vocazione, grappler, fotoamatore di razza Nikon. Ama il buon vino, la buona cucina, i viaggi, lo sport, non necessariamente in quest'ordine. Ha collaborato con testate online, scrivendo di politica, cultura, società e turismo sulle due ruote. Non esistono sinistre o destre, esistono uomini con le loro idee: tra queste, preferisco di certo le uniche che facciano gli interessi della gente, senza distinzione di colore politico. La sinistra lo reputa un compagno, la destra un fascista: entrambe le fazioni si sbagliano, lui ovviamente se la ride... E' solo un cittadino libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino. Libero da logiche partitiche. E' solo un cittadino ,libero da logiche partitiche. E' solo. Un cittadino libero da logiche partitiche. Le virgole hanno sempre un loro perché... Aperto a tutto, tranne che alla stupidità e alla superficialità.

Discussione

2 pensieri su “La Germania ci va piano: linea soft sul rientro della Grecia

  1. Il discorso è piuttosto complesso: i paesi periferici (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) hanno beneficiato di circa 10 anni a tassi sul debito davvero bassi (spesso dimezzati in pochissimo tempo). La Grecia ha un indebitamento totale (pubblico, delle famiglie, delle istituzioni finanziarie e delle imprese) molto basso (267% contro il 507% del Regno Unito o il 278% della Germania) http://geopoliticamente.blogspot.it/2012/02/un-mondo-di-debiti.html. Però è malata di crescita, perchè non riesce a reggere la competizione globale, perchè non ha un tessuto di imprese tecnologiche come la Germania e perchè ha differenze culturali troppo grandi.

    Le colpe sono delle classi politiche e dirigenti dei paesi periferici (corruttissime), che non hanno saputo cogliere i 10 anni di risparmio sui tassi d’interesse. Spesso sono gli stessi che hanno voluto l’euro, fiutando i grandi vantaggi di breve termine. Ma ora tutto questo è finito e le agenzie di rating (di proprietà degli stessi operatori che contano nella finanza) declassano i debiti dei piigs, chiedono sacrifici alle loro popolazioni e soprattutto chiedono che siano onorati i debiti che questi governi hanno contratto con gli stessi operatori che contano della finanza (Goldman Sachs per fare un esempio).

    Tutto questo perchè la finanza comanda l’economia ed il capitale ha bisogno di profitti, possibilmente crescenti. A scapito di chi? Degli esclusi, della massa di impiegati servi per un’esistenza dignitosa, dell’ambiente, della biosfera. Il Sistema è alla frutta, ci vorranno 5, 10 o 100 anni, ma non può reggere più reggere e quindi tutto crollerà, prima o poi (mio modesto parere).

    Saluti

    Pubblicato da castelmanuel | 17 Maggio 2012, 14:57
  2. Ciao Manuel, grazie dell’intervento.
    Rischiamo di essere ripetitivi e di infilarci in un circolo vizioso con le storie sulla corruzione che condivido in toto. Ma come hai ben detto, il sistema è ormai vicino al collasso. Non è che ci si era illusi di poter fare profitti con logiche che non tenessero a mente quello che significa “PRODUZIONE” ma soltanto “speculazione”?
    Il debito pubblico greco, dicono, dipende grossomodo dal fatto che 2/3 della popolazione potevano vantare un impiego pubblico, figlio delle clientele politiche della Boula greca. Ma creare piani di rientro che demoliscono le radici culturali di una nazione non è una soluzione praticabile. Speriamo bene, ma ormai penso sia troppo tardi…

    Pubblicato da Nico S. | 17 Maggio 2012, 15:30

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